Comunicato stampa di risposta alla CRUI

Come Studenti Indipendenti – Link Milano, siamo content* di ricevere il comunicato della
CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane). Condividiamo l’idea di università
come luogo di generazione e trasmissione del sapere tramite il dialogo tra una pluralità di
parti, quindi condividiamo in pieno il messaggio di decisa condanna di ogni metodo di
prevaricazione della voce altrui, che annulla la possibilità di dialogo su cui si fonda questo
luogo.

Proprio in quest’ottica però ci preoccupano alcune espressioni usate nel comunicato.
L’università per come è configurata attualmente prevede che sia una parte specifica a
decidere unidirezionalmente quali membri hanno diritto di parola, quando possono
esercitarlo, che modalità siano legittime, quali espressioni siano razionali e argomentate.
Invalidare un’opinione etichettandola come non argomentata razionalmente non è
un’operazione imparziale. La repressione del dissenso passa spesso per la demonizzazione
dell’altro come irrazionale.
Ci risulta che questi elementi non vengano mai presi in considerazione quando si parla di
sopraffazione. Ci sono relazioni di potere e dominio che le maschere apparentemente
neutrali di legge e razionalità non rendono meno soverchianti.

Questi metodi rompono le regole di un vero dialogo. E, come ogni facilitatore sa, quando le
regole del dialogo vengono rotte, interromperlo è una buona pratica, se non necessaria. Non
una forma di sopraffazione.
Alzare la voce è lo strumento che resta per farsi sentire a coloro la cui voce non è già alzata
dalla posizione di potere che detengono, dai microfoni delle sedi in cui possono parlare, da
quelli delle telecamere.

E non abbiamo bisogno di andare a cercare con la lente d’ingrandimento la repressione: ci
sono già le immagini delle teste spaccate, di studenti manganellati, in tutte le piazze d’Italia.
Sono un orrore che nessuno voleva vedere nella nostra Repubblica. Quegli studenti, che
siamo noi, rappresentavano un’opinione che attualmente non è quella adottata da chi
comanda, un’opinione che la democrazia dovrebbe proteggere.

Care rettrici, cari rettori, noi crediamo nell’università come luogo che può essere
trasformativo della società tutta. Quindi crediamo nell’impatto che le vostre parole e i vostri
gesti possono avere in un paese che, come il nostro, ha dimostrato di stare dalla parte di chi
sta compiendo un genocidio. E crediamo che, avendo queste possibilità, il silenzio e la
mancanza di condanne, sotto la retorica di una neutrale richiesta di pace, siano complicità.
Quindi continueremo a chiedervi di mostrare di non essere conniventi, sfruttando le
possibilità che avete con prese di posizione e atti pratici. E ve lo chiederemo argomentando,
ma anche piangendo, interrompendo, gridando, occupando.

Di seguito il comunicato crui.