Il nostro manifesto per una città più accessibile e sostenibile sotto ogni punto di vista.
Cambiare la scuola per cambiare la città
La scuola è il luogo da cui ogni società si rigenera, a tutti i livelli, in cui cambia e si evolve. La scuola deve essere dunque il luogo che, a partire dal territorio in cui si cala, cerca di ripensare la società, in ottica di migliorare anche e soprattutto la città e il territorio in cui si inserisce: ma per ripensare la società dalle scuole, è anche necessario che sia la società stessa a rendere le scuole luoghi liberi e sicuri, in cui poter veramente coinvolgere l’intera città per migliorarsi e accrescersi.
Perché le scuole si configurino effettivamente come presidi di cultura a 360 gradi, è necessario intervenire su tutta una serie di barriere che ostacolano l’accesso a questi luoghi, a partire dalla garanzia del diritto allo studio per tuttɜ fino agli aspetti legati alla sicurezza, all’inclusività, alla salute; se è vero che l’autonomia di cui godono i singoli istituti e in secondo luogo le amministrazioni regionali è alla base del pesante divario esistente tra scuole pubbliche e private, del centro e della periferia o delle province, tra licei e istituti tecnici e professionali, ciò significa però che la riforma della scuola può partire anche dal contesto e dalle amministrazioni locali, che già da ora possono intervenire in diversi modi su varie problematiche.
- Perché le scuole siano realmente accessibili a tuttɜ lɜ studentɜ, è necessario abbattere i costi intorno all’istruzione, in primis il caro libri e il trasporto pubblico. Crediamo quindi che il Comune debba attivarsi interloquendo con le singole scuole e mettendo in pratica progetti come il comodato d’uso, già ampiamente sperimentato in alcune regioni del paese, o altro tipo di distribuzioni gratuite, come quelle già attive nelle scuole primarie di secondo grado.
Per quanto riguarda i trasporti, si veda il paragrafo “Il futuro sostenibile è diritto alla mobilità”.
- Un altro tema urgente è l’edilizia scolastica, le cui condizioni nella nostra città sono spesso critiche dal punto di vista della sicurezza e dell’ecosostenibilità: basti pensare al fatto che la maggior parte delle scuole sul territorio si alimentano tramite caldaie a gasolio, che tra un anno non saranno più permesse, e ad oggi non esiste un piano sistematico e puntuale per la loro sostituzione. Un nodo fondamentale è costituito dal fatto che i tempi di intervento da parte dell’amministrazione metropolitana sono eccessivamente lunghi e perciò del tutto inefficaci, per questo pensiamo ci debba essere uno sforzo concreto volto alla significativa riduzione di queste tempistiche.
Inoltre, crediamo fondamentale che i progetti edilizi vengano concepiti con una prospettiva fortemente pedagogica: da una parte ciò riguarda appunto l’ecosostenibilità, da garantire non solo per ridurre l’impatto ambientale che già ora non è di per sé eccessivo, ma soprattutto per far sì che la scuola sia uno spazio che educhi all’ecologismo e alla cura e all’attenzione del territorio; dall’altra, è importante invertire la tendenza alla costruzione di maxi-istituti da migliaia di studentɜ, con classi eccessivamente numerose e perciò poco salubri sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista pedagogico. Per questo crediamo servano più scuole, di dimensioni e numeri più ridotte, e diffuse sul territorio con un’attenzione per lo stesso.
- Nell’ottica per cui la scuola debba essere un luogo trasformativo per la società tutta, crediamo sia di fondamentale importanza che si aprano percorsi didattici strutturati e omogenei tra i diversi istituti che affrontino tutta una serie di tematiche di interesse sociale, come l’ecologia che già abbiamo citato, l’educazione civica e alla cittadinanza, la salute intesa come stato di benessere non solo fisico e individuale, ma anche psicologico, sociale e collettivo, le tematiche di genere e LGBT+, l’educazione alla sessualità e all’affettività. Ad oggi le scuole affrontano questi temi in modo discontinuo e disorganico, appaltando progetti temporanei a enti, associazioni e aziende: la nostra organizzazione in primis da anni si è attivata per sopperire a questa mancanza, avviando progetti e costruendo momenti di auto/co-gestione nelle scuole volti alla collettivizzazione dei saperi. Crediamo però che le istituzioni debbano attivarsi proponendo alle scuole del territorio un piano sistematico per colmare questi vuoti in ogni istituto.
- Con gli stessi intenti dovrebbero essere garantiti nelle scuole una serie di servizi, quali sportelli psicologici (ad ora esistenti, ma insufficienti a livello di organico e orari) e consultoriali, pubblici, laici e gratuiti, insieme alla distribuzione di assorbenti e contraccettivi gratuiti per rispondere ai bisogni dellɜ studentɜ e incentivare un approccio consapevole e sicuro alla sessualità: la nostra generazione è forse una delle più diseducate sui temi sessuali e la fascia di persone tra i 14 e i 20 anni è attualmente quella col più alto tasso di gravidanze indesiderate in Italia. Inoltre, crediamo sia urgente che venga introdotto un protocollo per le carriere alias, strumento importantissimo per garantire l’autodeterminazione delle soggettività trans/non-binarie che non hanno ancora ottenuto la rettifica dei propri documenti, da introdurre in ogni istituto.
- Infine, crediamo che la socialità e la cultura debbano essere promosse nelle scuole attraverso l’incentivo alla costruzione di spazi autogestiti dallɜ studentɜ, all’apertura negli orari pomeridiani e serali delle strutture e all’organizzazione di momenti culturali e artistici come mostre e cineforum, in modo che siano aperte e attraversabili anche dalla cittadinanza tutta.
Università di massa è diritto allo studio
Storicamente l’Università è stata un luogo in grado di azzerare le distanze sociali, in quanto centro della conoscenza e dei saperi e della loro divulgazione, con una propria capacità trasformativa della società e delle differenze sociali. Tuttavia il processo di accesso ai corsi degli atenei della nostra città, e quindi verso un’università realmente di massa e aperta a tuttз, si è parzialmente arrestato, inficiando sulla sua efficacia in questo senso e diventando un problema politico e sociale.
Per contrastare questa tendenza e rendere nuovamente i luoghi del sapere e della formazione punti di partenza per il cambiamento e l’innovazione nella società, è necessario garantire realmente il diritto allo studio in ogni sua forma, in modo che scegliere di studiare non sia un privilegio, e decostruire le logiche di performatività e competitività che non solo si traducono in un ambiente ostile ed escludente, seriamente dannoso per la condizione psicologica dellз studentз, ma soprattutto reiterano una serie di dinamiche che in alcun modo sono adatte a dare alla conoscenza e alla collettivizzazione dei saperi la centralità di cui necessitano.
Un punto focale per la nostra città in materia di accesso agli studi è rappresentato dal tema dell’abitare: se il mercato degli affitti si fa di anno in anno più insostenibile per lз studentз e le loro famiglie, così come per lз giovani lavoratorз, d’altro canto le residenze dei nostri atenei sono insufficienti rispetto a quella che sarebbe la richiesta e la necessità -indici che l’emergenza COVID ha rimarcato e acuito, date le normative per il distanziamento sociale. Nonostante la situazione sia problematica da anni, non c’è stata alcuna volontà di aumentare i fondi regionali, né in periodo pre-pandemico, né ora e né durante, mantenendo viva la questione e senza una reale soluzione.
- Per questi motivi, riteniamo di vitale importanza che il Comune metta a disposizione delle università spazi per avere altre residenze pubbliche, al di fuori di circuiti di residenze private;
- in ottica di ecosostenibilità, fattibilità e buon senso, le nuove residenze pubbliche non devono essere necessariamente costruite ex-novo, ma anzi vanno collocate nei numerosi immobili sfitti e abbandonati, negli spazi di nuova costruzione lasciati da Expo e in quelli che rimarranno dopo le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina nel 2026;
- infine, i canoni stabiliti per i posti letto e le stanze in residenza devono necessariamente collocarsi in una fascia di prezzo comunque più accessibile di quella del mercato privato degli affitti, mentre ad oggi i costi già elevati fungono da asticella decisamente troppo alta che porta la speculazione immobiliare a livelli esasperati.
Diritto alla casa è diritto alla città
Il caro affitti è sempre stato un problema della città, in parte causato negli ultimi anni dalla continua crescita, non regolamentata, degli affitti a breve termine che ha portato alla formazione di interi complessi adibiti a questo scopo, riducendo le abitazioni affittate con locazioni a medio-lungo termine. La mancanza di case e il conseguente aumento degli affitti è da ricercare anche nella mancata risanazione e ristrutturazione della grande quantità di abitazioni esistenti ma in stato di abbandono: la soluzione non è quindi da ricercarsi, anche in una prospettiva ecosostenibile, nella costruzione di nuovi complessi, quando ce ne sono già molti presenti sul territorio.
Il canone concordato si è dimostrato un tentativo di calmieramento dei prezzi più efficace e vantaggioso sui nuclei famigliari che sullɜ giovani, sia fuori-sede sia milanesi: il tema dell’abitare giovanile a Milano è particolarmente critico perché attualmente non esistono situazioni abitative che per fascia di prezzo e per tipo di contratto siano realmente accessibili e tutelanti per giovani che attraversano la nostra città, studiano e lavorano. Questo mette seriamente in discussione la possibilità dellɜ giovani che vivono e vogliono vivere a Milano di emanciparsi, diventare indipendenti ed essere una componente attiva della cittadinanza.
- Il Comune deve perciò dotarsi di strumenti che rendano più facile l’accesso alla città e la ricerca di una casa per le persone sotto i 30 anni. In quest’ottica riteniamo opportuna la costituzione di uno sportello informativo che illustri le offerte disponibili in città e sia di supporto nella scelta del contratto adatto.
- È indispensabile che il Comune si faccia carico in prima persona della riqualifica di strutture abbandonate e che le ripensi in un’ottica sostenibile e mirata verso lɜ giovani, senza lasciarne la gestione ai privati;
- È necessaria infine una regolamentazione degli affitti a breve termine, per permettere la crescita dell’offerta di abitazioni con contratti più lunghi e il calmieramento dei prezzi.
Socialità senza profitto, si può?
La socialità è una parte fondamentale della vita di unɜ cittadinɜ e Milano, all’apparenza, è una città che facilità la vita sociale grazie alla presenza di numerosi locali, cinema, teatri, centri sportivi e spazi di socialità.
È però necessario interrogarsi sulla reale accessibilità alla cittadinanza tutta di questi spazi. A partire dai costi che essa presenta, spesso troppo elevati, fino alla quasi impossibilità di trovare uno spazio sicuro tra quelli proposti dalla nostra città, è evidente la mancanza di impegno nell’abbattere questi ostacoli da parte dell’amministrazione cittadina.
Si sta infatti creando, all’interno della città, una spaccatura tra gli spazi di socialità di “chi può permetterselo” e quelli di chi non può; i primi collegati con mezzi di trasporto (anche notturni), presidiati dalle forze dell’ordine, tenuti puliti secondo la logica del “decoro”, i secondi invece abbandonati dall’amministrazione, quando non attivamente ostacolati.
- Chiediamo che vengano realizzati bandi indirizzati ad abbattere i costi della socialità nella città, in modo che il Comune sostenga le realtà che organizzano attività culturali e aggregative nei quartieri, e che questi siano resi più efficaci (vedi punto 2 del paragrafo “Cultura per tuttɜ, è possibile?”).
- Vogliamo inoltre che vengano creati spazi al chiuso e all’aperto dedicati all’incontro, allo scambio di idee e la socialità per i giovani, al di fuori di logiche di profitto e consumo e fondati invece sulla dimensione collettiva.
Cultura per tuttɜ, è possibile?
Milano è comunemente considerata una città di cultura, grazie alla presenza di numerosi teatri, gallerie, accademie e luoghi della cultura in ogni forma.
Molto spesso però questi spazi sono difficilmente accessibili a causa del costo elevato di biglietti e abbonamenti; inoltre, la loro numerosità non si traduce in un altrettanto florido mercato del lavoro, che vediamo invece caratterizzato da contratti precari, stipendi non adeguati, e una forte tendenza alla privatizzazione e alla polarizzazione della cultura in pochi centri di eccellenza.
La crisi pandemica e le conseguenti chiusure di teatri, cinema, circoli ci hanno mostrato quanto la cultura e l’arte siano componenti essenziali per la vita e il benessere dei singoli e della cittadinanza tutta, per questo riteniamo necessario abbattere ogni barriera per l’accesso alle stesse.
- Chiediamo l’introduzione di più convenzioni e agevolazioni per le attività culturali rivolte allɜ giovani;
- vogliamo che il Comune sostenga in particolar modo enti, associazioni e circoli che danno spazio a eventi artistico-culturali e artistɜ emergenti nei diversi quartieri, per promuovere una diffusione capillare capace di raggiungere davvero la cittadinanza; per fare ciò è necessario riformare la bandistica, ad oggi legata a progetti specifici ai quali gli enti devono adattare le proprie iniziative, senza poter pianificare a lungo termine, e tale per cui l’erogazione dei fondi avviene troppo spesso in forma di rimborso spese invece che come finanziamento effettivo.
- È fondamentale inoltre che lɜ artistɜ e lɜ professionistɜ dell’arte, della cultura e dello spettacolo vengano regolarmente assunti e retribuiti, andando progressivamente a colmare il vuoto normativo che relega questo tipo di lavoro al precariato e alla mancanza di certezze e tutele; dall’altro lato, questo non deve andare a rincarare i costi per chi usufruisce della cultura. Per questo è necessario un rifinanziamento del comparto culturale volto al risanamento delle diseguaglianze presenti al suo interno, che ad oggi generano profitto per pochi sulla pelle dellɜ lavoratorɜ.
Il futuro sostenibile è diritto alla mobilità
Il trasporto pubblico è una componente fondamentale per la qualità della vita, tanto perché un servizio efficiente garantisce il diritto alla mobilità, tanto perché un investimento su di esso può significare un passo decisivo per la transizione ecologica, con benefici per la salute della cittadinanza e della città stessa.
Per quanto il trasporto pubblico locale su Milano possa vantare una certa efficienza insieme ad agevolazioni interessanti per la fascia giovane, riteniamo che esso possa essere implementato in diversi modi.
- Vogliamo che ci sia uno sforzo volto al rendere il servizio nella sua interezza completamente sostenibile. Per fare ciò non basta che i mezzi utilizzati siano alimentati a energia elettrica, ma occorre anche assicurarsi che l’energia utilizzata provenga da fonti rinnovabili e pulite;
- pensiamo che il trasporto pubblico dovrebbe essere completamente gratuito, come già avviene in alcuni Paesi (es. Lussemburgo), sia come incentivo all’utilizzo per limitare sempre più l’impiego di mezzi privati e inquinanti, sia per garantire completamente il diritto alla mobilità. Chiediamo quindi un consistente finanziamento del servizio a livello pubblico;
- sebbene, come si diceva, il servizio milanese sia piuttosto efficiente, è anche vero che questo si fa meno capillare man mano che ci si allontana dal centro, al di fuori della circonvallazione; inoltre la fascia notturna è decisamente troppo debole, tanto durante la settimana -con attive solo le linee sostitutive della metro e la 90/91, quanto per il fatto che anche durante il venerdì e sabato sera le linee della metropolitana sono chiuse, a differenza di altre metropoli europee. Da notare inoltre che non esiste una linea notturna sostitutiva per la M5. È di fondamentale importanza implementare il servizio notturno, anche come misura per rendere più sicure le strade in quanto si andrebbe a disincentivare l’utilizzo di auto private in stato di ebbrezza, spesso l’unica possibilità per molte persone di tornare a casa la sera.
- Il problema della diffusione e della capillarità si ripresenta anche nell’ambito dello sharing, e in particolar modo nel servizio pubblico (BikeMI). Sia questo che le varie compagnie private hanno delle aree di copertura assolutamente insufficienti per garantire il servizio alla maggior parte della cittadinanza, in quanto non arrivano nemmeno a coprire l’interezza del Comune di Milano, tantomeno della città metropolitana. Riteniamo tutto ciò inaccettabile, in quanto si tratta di decisioni prese dalle aziende assieme all’amministrazione comunale: questa deve, in sede di contrattazione, garantire che il servizio sia effettivamente fruibile per la totalità dellɜ cittadinɜ, senza alcun tipo di sovrapprezzo per la circolazione e il parcheggio nelle zone periferiche, e con tariffe agevolate per lɜ giovani per incentivare la mobilità alternativa.
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