A più di 75 anni dalla Liberazione dal Nazi-Fascismo, il fascismo non è morto, ma stanno morendo coloro che ne hanno memoria e possono riconoscerlo a prima vista. E nel tempo si abbassa la soglia dell’attenzione, si dimentica, la generazione che collega i più giovani al fascismo sta sparendo e si dà quindi per scontato che il fascismo sia una cosa della storia dei libri, di cui non c’è bisogno di preoccuparsi oggi giorno.
Ma questo non è vero: l’estrema destra si sta prendendo sempre più libertà, l’opinione pubblica non batte ciglio per cose che pochi anni fa sarebbero state inaccettabili, e alcune delle ingiustizie perpetrate durante il fascismo esistono ancora, nascondendosi dietro la parola ‘democrazia’.
Per questo ogni anno diventa sempre più importante studiare, informare e mantenere viva la memoria.
Il fascismo non inizia con leggi razziali o fascistissime, bisogna riconoscerlo e sradicarlo prima.
Abbiamo deciso di concentrarci su alcune delle ingiustizie dell’oggi, che sono figlie della mentalità e dei modi di fare fascisti: perché la lotta antifascista deve andare avanti e dobbiamo riconoscere e combattere il fascismo tutti i giorni.
Fascismo è la polizia che uccide di botte i carcerati
La violenza poliziesca è una realtà quotidiana che possiamo riscontrare ormai in ogni parte del mondo ed è un chiaro esempio delle forme moderne che il fascismo può assumere. Gli abusi in divisa infatti vengono sempre più spesso sminuiti e giustificati come se le vite di chi li subisce non contassero tanto quanto le vite delle cosiddette forze dell’ordine.
Vogliamo ricordare le persone morte per mano della brutalità poliziesca, e ribadire che queste violenze sono un abuso di potere insito nella natura stessa delle istituzioni che dovrebbero essere preposte alla protezione della cittadinanza, ma che finiscono inevitabilmente per riprodurre le logiche di subordinazione e violenza.
Fascismo è intercettare i giornalisti non indagati
Negli ultimi anni la procura di Trapani ha intercettato e sorvegliato le telefonate di molti giornalisti, trascrivendo i contenuti delle loro conversazioni con colleghi, fonti e avvocati nonostante non fossero indagati nell’ambito di un’indagine riguardante ONG che salvano quotidianamente le persone in mare.
Intercettare giornalisti non indagati è una chiara presa di posizione politica da parte del potere giudiziario, il quale dovrebbe essere indipendente da qualsiasi considerazione ideologica.
Schierarsi dalla parte di chi ogni giorno salva vite in mare e denunciare gli abusi che i migranti subiscono quotidianamente è un atto di pura ribellione al fascismo dei lager libici che esistono anche grazie al contributo del governo del nostro paese.
Fascismo è lasciar morire in mare le persone
Negli ultimi anni le frontiere dell’Europa si son spostate sempre più all’esterno, arrivando agli attuali accordi con paesi tutt’altro che sicuri, quali la Libia, per fermare chi migra il prima possibile. Per impedire che arrivi “il diverso”, soprattutto se non ricco. Nonostante questo tanti e tante riescono a partire su imbarcazioni di fortuna per raggiungere l’Europa.
L’Unione Europea però ha deciso di abbandonare il Mediterraneo alla sedicente guardia costiera libica e di punire con sanzioni e sequestri amministrativi tutte le ONG che provano ancora a operare nel mare. La chiusura delle frontiere, gli infami accordi con la Libia e la criminalizzazione dei salvataggi non sono accettabili, il nostro paese e l’Unione Europea devono rivedere le politiche migratorie, vanno istituiti corridoi umanitari e va garantita a tutte e tutti libertà di movimento.
Fascismo è rinchiudere i migranti nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio
A novembre a Milano è stato aperto il CPR di via Corelli. I CPR, precedentemente chiamati CIE, sono delle strutture di detenzione amministrativa che vanno a privare della libertà fino ai 60 giorni quelle persone straniere che, per i più disparati motivi, o hanno perso il permesso di soggiorno o non gli è stato concesso. Dopo il tempo di permanenza nel CPR la persona viene rimpatriata. Nei CPR in tutta Italia nel 2020 sono state registrate oltre 5 morti e tantissime rivolte, già qui, a Milano, negli ultimi mesi ce ne sono state almeno 3, questo è sintomo di un luogo alienante in cui non vengono garantiti i diritti fondamentali dell’uomo. Nessun contatto con l’esterno e quindi neanche la possibilità di contattare un legale per fare ricorso al rimpatrio. Inoltre, non sono neppure garantite le adeguate norme igieniche e alcun tipo di mediazione culturale.
Insomma a pochi chilometri dal centro di Milano, la città vetrina, sorge quello che è letteralmente un lager: il CPR di Corelli va chiuso.
Fascismo è ostacolare l’unione di lavoratori e lavoratrici
Lo vediamo oggi, come lo abbiamo visto negli anni del regime: organizzarsi per rispondere insieme alle ingiustizie sul lavoro è una pratica ostacolata da tempo.
Durante il fascismo l’unico sindacato permesso era quello fascista, che non faceva gli interessi della classe lavoratrice, chi scioperava subiva arresto e deportazione.
Oggi le grandi aziende impediscono la creazione di sindacati in modo più subdolo: lo abbiamo visto con la votazione nello stabilimento Amazon in Alabama, dove l’ingresso del sindacato è stato impedito in ogni modo, dalla diffusione di false notizie, alla diminuzione del tempo del semaforo rosso di fronte allo stabilimento, unico momento in cui i sindacalisti potevano avvicinarsi ai lavoratori e parlare con loro.
I lavoratori e le lavoratrici hanno bisogno di organizzarsi e combattere, non possiamo accettare arretramenti sui nostri diritti fondamentali.
Fascismo è la repressione delle piazze
Fascismo è repressione di tutto ciò che è dissenso. Ogni forma di resistenza al regime fascista, più o meno organizzata, veniva punita con il carcere, la tortura, la deportazione o la fucilazione. I militanti partigiani e antifascisti subivano torture sfiancanti a volte per cercare di estorcere informazioni, a volte per il semplice fatto di essere in opposizione al fascismo.
Oggi come allora, la repressione avviene in forme meno esplicite ma, come testimonia il movimento NO TAV, le proteste in Myanmar, negli Stati Uniti, e in tanti altri luoghi, avviene.
Da settimane, infatti, San Didero in Valsusa è presieduta dalla polizia che, tramite manganelli e lacrimogeni lanciati ad altezza uomo, ha come scopo lo sgombero del presidio permanente NO TAV, che da anni resiste e si oppone alla costruzione del Treno ad Alta Velocità Torino – Lione.
In Myanmar dopo il colpo di stato, la gente è scesa in piazza e non si contano gli arresti e le morti, ormai un mese fa i militari hanno oscurato internet.
A Portland e in Minneapolis i protestanti si scontrano da ormai un anno con polizia, federali e guardia nazionale che rispondono con lacrimogeni, botte e arresti di massa.
Indietro nel tempo di ormai vent’anni è invece il caso di Carlo Giuliani, ucciso durante le manifestazioni contro il G8 di Genova. Esse furono un caso emblematico di repressione: oltre ad uccidere un giovane militante, la polizia entrò nella scuola Diaz, dove i manifestanti dormivano e massacrò di botte tutte le persone presenti, senza motivo, e ne lasciò ferite altre decine.
Non viviamo in un regime fascista, ma ancora oggi le pratiche fasciste sono messe in pratica dallo Stato per reprimere il dissenso.
Fascismo è controllare il corpo delle donne
Durante il fascismo per le donne avere figli non era una questione personale, bensì un dovere sociale per portare avanti la “razza italiana” e dare allo stato militari, atleti e forza lavoro. La donna era prima di tutto madre, e durante il ventennio i manicomi si riempirono di donne che si ribellavano a questa immagine.
È impossibile non notare come una delle caratteristiche comune ai regimi di estrema destra di oggi sia il controllo repressivo dei corpi delle donne e delle soggettività fragili: in Polonia, in Ungheria, in Turchia accedere all’aborto è sempre più difficile (e anche in molte regioni italiane), l’educazione sessuale è scadente se non assente, le politiche per combattere la violenza di genere vengono abbandonate, i femminicidi aumentano.
Le donne devono aver il diritto di decidere sui loro corpi.
Fascismo è incarcerare senza processo
Da più di un anno continua l’ingiusta detenzione di Patrick Zaki, il suo arresto come quello di molti altri studenti e ricercatori che criticano il regime di Al Sisi, è un elemento di continuità nella quotidiana repressione della libertà accademica e di espressione. Il regime egiziano si è già macchiato della morte di Giulio Regeni, eppure l’Italia continua ad essere uno dei principali partner commerciali del regime vendendo armi e materiale bellico.
È necessaria una forte presa di posizione da parte delle istituzioni del nostro Paese, non esistono dittatori utili, ma solo dittature che soffocano le nostre libertà!
Fascismo è impedire l’accesso alla cultura
La cultura è uno degli strumenti fondamentali per poter avere consapevolezza della realtà intorno a noi. Avere questa consapevolezza permette di agire in maniera più efficace contro le ingiustizie che si presentano ai vari livelli della società. Infatti, limitare o impedire l’accesso agli strumenti culturali è sempre stata prerogativa dei regimi liberticidi, i quali sono sempre stati ben consci che un popolo “ignorante” è un popolo più facile da governare.
Però ancora oggi, che siamo all’interno di un sistema che vuole definirsi democratico, rimangono diversi ostacoli all’accesso alla cultura: si tratta di ostacoli di carattere economico principalmente, ma anche ostacoli dovuti a discriminazioni che di fatto permangono la nostra società (istruzione dei genitori, paese di provenienza, orientamento sessuale, credo religioso ecc).
Una società non potrà mai essere autenticamente antifascista finché non verranno abbattuti gli ostacoli di qualsiasi sorta all’accesso alla cultura, fino ad allora la liberazione completa dal fascismo sarà un obiettivo a cui tendere e non ancora raggiunto.
Fascismo è dare aiuti alimentari solo per italiani
Durante la pandemia tantissime realtà hanno deciso di attivarsi per sostenere con aiuti alimentari tutte le persone e le famiglie che avevano incontrato difficoltà economiche a causa della situazione sanitaria.
Tra queste, l’associazione Bran.Co, legata ai fascisti di Lealtà e Azione, ha creato dei punti di raccolta nei negozi della nostra città, sostenuta da un presidente di municipio di Forza Italia. Quest’associazione, però, assicurava aiuti solo ai cittadini italiani.
Non è possibile accettare che durante l’emergenza sanitaria in atto le organizzazioni neofasciste si mascherino da no profit per guadagnare consenso, portando avanti le loro politiche di chiaro stampo fascista: chiunque ne abbia bisogno deve poter accedere agli aiuti!