Il 21 marzo è la giornata del ricordo delle vittime innocenti di mafia. Questa data non può e non deve essere solo una ricorrenza, ma un momento per fermarci a riflettere e rinnovare il nostro costante impegno contro la mafia. La mafia infatti prospera là dove lo Stato non arriva e permea in ogni ambito della società.
Mafia e persone migranti
La crescente criminalizzazione delle migrazioni da parte dello Stato ha portato all’inevitabile creazione di un fiorente business per la mafia che si è infiltrata dove lo Stato ha deciso di ritirarsi. È innegabile che la mancata regolarizzazione del lavoro nel settore agricolo, ad esempio, ha aperto un enorme spazio grigio privo di qualsiasi tutela e protezione legislativa, lasciando così campo libero al disumano sfruttamento mafioso dei braccianti.
Le mafie infatti guadagnano da ogni singolo passaggio riguardante il lavoro nei campi a partire dalle terre che sono spesso di loro proprietà, passando dai camion che portano i braccianti nei campi fino ad arrivare alle percentuali che richiedono su frutta e verdura raccolte. A pagare il prezzo più alto sono inevitabilmente lavoratori e lavoratrici sfruttati che in questo settore sono per la maggior parte, ma non solo, persone migranti che arrivano nel nostro Paese e si ritrovano a dover sopravvivere in uno Stato che criminalizza la loro stessa esistenza e lascia in mano le loro vite alla criminalità organizzata. La continua negazione da parte dello Stato di una regolarizzazione del lavoro nei terreni è un atto di complicità con l’imprenditoria agricola mafiosa e non basta una sanatoria di pochi mesi per arginare un problema strutturale.
Mafia e donne
Negli ultimi anni le inchieste sulla tratta degli esseri umani e sullo sfruttamento, in forme schiavistiche, della prostituzione, hanno interessato l’intero territorio nazionale. Ad avere egemonia nel campo della prostituzione è la mafia nigeriana e la zona grigia in cui infiltrarsi è ancora una volta l’immigrazione. Molte delle donne vittime di tratta infatti, contraggono debiti con le organizzazioni criminali per riuscire a raggiungere l’Italia e devono poi ripagare questi debiti diventando vere e proprie schiave. Non sono rari infatti i casi di tortura e non è esagerato parlare di veri e propri rapporti di schiavismo che esistono tra la criminalità organizzata e le vittime di tratta. l’ennesimo ambito di potere mafioso legato all’immigrazione ci dimostra che le politiche sanzionatorie adottate dallo Stato nei confronti dei migranti possono solo incoraggiare l’incunearsi della criminalità organizzata in ogni possibile vuoto tutelativo e legislativo. Questo tipo di politiche ha accomunato esecutivi di destra e di sinistra dimostrando come non vi sia nemmeno da chi si proclama progressista una reale volontà di impegnare risorse reali per difendere e proteggere quegli strati sociali più deboli del nostro Paese, offerti come vittime alla criminalità organizzata.
Mafia e ambiente
Non si discosta inoltre dalla mentalità spregiudicatamente affaristica e capitalistica delle mafie il loro rapporto con l’inquinamento ambientale. In Italia si parla già a partire dagli anni 90 di ecomafie per indicare tutte quelle attività criminali che possono essere ricondotte all’ambito dell’inquinamento dell’ambiente naturale. La criminalità organizzata infatti ha espanso il proprio business in ambiti quali la produzione, il trasporto e lo smaltimento abusivo di rifiuti. Non possiamo poi dimenticarci di uno degli ambiti privilegiati da sempre dalla criminalità organizzata: l’abusivismo edilizio. Nelle nostre città infatti, la cementificazione procede ad un ritmo sempre più spaventoso che dimostra come il profitto nella società capitalistica moderna venga sempre prima del benessere e della salute pubblica. Le mafie infatti, si occupano di progetti edilizi privi di qualsiasi criterio ambientale ed operano indisturbate grazie ad un sistema politico corrotto e da sempre penetrato dalla mafia stessa.
La mafia oggi
In particolare, quest’anno di pandemia, che per tutt noi ha rappresentato una crisi economica e sociale senza precedenti dal 2008, per la criminalità organizzata è stato un’enorme opportunità di crescita e arricchimento. Dallo smaltimento dei rifiuti sanitari e le infiltrazioni nella sanità fino ai prestiti usuranti ai commercianti in difficoltà, le mafie hanno anticipato lo stato nel rispondere alle esigenze dei cittadini. È necessario che lo stato sblocchi i ristori e attivi risposte sistemiche per non abbandonare la popolazione più marginalizzata nelle mani delle organizzazioni mafiose.
Già da un po’ di anni le mafie hanno cambiato le loro modalità di agire, pur non abbandonando mai del tutto la violenza, e questo ha portato a una minor percezione della loro pericolosità. Ci si sta abituando a questo tipo di presenza mafiosa e proprio per questo oggi più che mai è fondamentale rinnovare l’impegno nella lotta alla criminalità organizzata.
È necessario che nelle scuole e nelle università si formino i giovani alla cultura antimafiosa, conoscendo le storie di chi ha sacrificato la vita alla lotta contro la mafia, imparando a riconoscere questi fenomeni.
La risposta più forte però deve arrivare dallo Stato e dalle istituzioni: servono politiche sociali e risposte concrete contro la povertà, per sconfiggere le mafie serve giustizia sociale.
Noi giovani non possiamo accettare che il nostro futuro venga determinato dalla sistemica compenetrazione tra Stato e mafia e per questo saremo sempre al fianco di chi lotta ogni giorno per l’eradicazione delle mafie dalla nostra società. Oggi come ogni giorno dell’anno ci risuonano in testa le parole di Peppino Impastato: “La mafia è una montagna di merda”, è vero e noi siamo stanchə di sentirne il fetore nella nostra società.