La particolare e delicata crisi che il mondo, e in particolare l’Italia, sta attraversando -una crisi sanitaria, economica e sociale determinata da una criticità che per moltissimi versi non si era preparati ad affrontare-, sta mettendo a nudo tutta una serie di storture, incongruenze e problematiche endemiche al sistema in cui viviamo e alle strutture di cui ci si è dotati per regolare e svolgere ogni aspetto della nostra quotidianità.
Certamente un’emergenza sanitaria resta tale in qualunque modello di società; appare evidente però come l’establishment attuale sia progettato per tutto fuorché il venire incontro ai soggetti subalterni e in generale alla maggioranza della popolazione, che anzi in questi mesi sta pagando in prima persona gli ingenti costi umani ed economici che una situazione straordinaria come questa purtroppo comporta. Diverse persone si sono ritrovate senza lavoro o in cassa integrazione, in difficoltà tali da non riuscire a poter comprare beni di prima necessità, per non parlare di tutti coloro si ritrovano nell’impossibilità di stare a casa perché una casa non ce l’hanno -o non ce l’hanno più.
I tagli finanziari adoperati nel corso degli ultimi anni a settori come la sanità pubblica o l’istruzione si stanno facendo sentire più che mai: in un momento in cui occorrerebbero misure prettamente implementative, ci si ritrova a tappare i buchi di strutture già fortemente penalizzate a priori.
In quanto sindacato studentesco abbiamo discusso ed elaborato delle proposte da indirizzare alla Regione Lombardia per tutelare le fasce più deboli all’interno del sistema scolastico e universitario, come gli studenti borsisti e/o fuorisede -molti dei quali provenienti da famiglie già duramente segnate dalle difficoltà economiche-, a fronte anche del fatto che molti di essi hanno perso proprio in questa emergenza forme di reddito integrativo, spesso in nero e quindi non tutelate, e perciò potrebbero addirittura essere costretti ad abbandonare gli studi.
La nostra intenzione è comunque quella di evitare che le misure che verranno adottate si limitino a fare da palliativi, e di dichiarare che da questa emergenza non si può più tornare indietro: basta al definanziamento dell’istruzione, non possiamo più accettare mancanze e arretratezza; non solo in vista di possibili -ma eventuali- nuove situazioni emergenziali ma anche nella consapevolezza che la “normalità” del mondo pre-Covid-19 era intrinsecamente problematica.
È ad esempio il caso del problema degli affitti: è noto a tutti quanto il mercato immobiliare diventi ogni anno più inaccessibile, specialmente a Milano, elevando la questione abitativa a un vero e proprio ostacolo per il diritto allo studio -oltre ovviamente a essere un peso ormai insostenibile per i lavoratori. Per questo chiediamo alla Regione la creazione di un fondo di emergenza per erogare un contributo agli studenti fuorisede, in particolare ai borsisti e a coloro che si sono visti costretti a rimanere al di fuori della propria città d’origine; resta comunque il fatto che il problema dell’abitare non sparirà una volta finita la pandemia, perciò troviamo doverosa la pianificazione dell’apertura di nuove residenze universitarie, che siano pubbliche e accessibili. Sarà inoltre necessario che anche il Comune di Milano si impegni in questo senso, elaborando delle soluzioni per realizzare dei canoni agevolati per gli studenti e in generale l’abbassamento dei prezzi, ad esempio andando a tassare maggiormente la speculazione immobiliare soprattutto in questo momento di emergenza.
Indispensabile è anche un ragionamento sul diritto allo studio. Deve essere priorità della Regione il conseguimento della completa gratuità del sistema scolastico: perciò chiediamo l’estensione dell’accesso ai fondi già stanziati a tutti gli studenti e le studentesse di ogni ordine e grado insieme allo snellimento dei criteri d’accesso, troppo disomogenei tra lavoratori autonomi e dipendenti -inoltre va considerato che l’ISEE in questo momento di crisi non può essere considerato un criterio attendibile; Questi fondi sono destinati alle famiglie per contribuire al mutuo sulla prima casa e all’acquisto di supporti tecnologici per l’e-learning: vanno ulteriormente ampliati per coprire al 100% la seconda voce di spesa, in quanto ora più che mai è evidente che l’accesso a Internet e alla tecnologia è un diritto essenziale e non un accessorio. A queste misure si deve necessariamente accompagnare un rifinanziamento complessivo del sistema scolastico pubblico, che da anni viene penalizzato nella distribuzione dei fondi già esistenti a vantaggio delle scuole paritarie o con retta.
Anche il sistema del diritto allo studio universitario avrà bisogno dello stanziamento di nuove risorse, in particolare in vista del prossimo anno accademico e in generale della fase post-crisi, durante la quale è logico pensare ci sarà un aumento di richiesta di borse di studio e soprattutto un ampliamento della base studentesca che rientrerà nei criteri di accesso. Non possiamo più accettare che siano le università a coprire i fondi mancanti, soprattutto considerando che in Lombardia non sono molte a riuscirci effettivamente.
Prima ancora, chiediamo inoltre l’erogazione di un contributo agli studenti aventi diritto alla tessera mensa per sopperire alla mancanza dei pasti erogati e soprattutto l’abbassamento del numero di CFU/CFA richiesti per ottenere o mantenere la borsa, visto e considerato che nonostante lo sforzo volto a far proseguire l’anno accademico attraverso l’e-learning, non è possibile richiedere né agli studenti né alle università e le accademie stesse lo stesso rendimento. Inoltre, chiediamo che non vengano prorogate le scadenze in quanto ciò comporterebbe ritardare i tempi di erogazione, elemento che giocherebbe fortemente a svantaggio dei beneficiari in un momento difficile come questo.
Altro punto importante sono i trasporti. Trenord ha varato i rimborsi per gli abbonamenti di marzo: ci aspettiamo lo stesso dalle reti di trasporto locale -sia per gli abbonamenti mensili sia per gli abbonamenti annuali-, oltre all’estensione degli stessi per il mese di aprile, vista la proroga dei decreti ministeriali che vanno a limitare la libera circolazione anche all’interno delle province e dei Comuni fino al 3 maggio -decreti che inoltre hanno reso a tutti gli effetti impossibile a molti studenti fuorisede il ritorno alla città ove si studia.
Infine, ma non per importanza, chiediamo alla Regione di ragionare su un importante rafforzamento dei servizi di supporto psicologico, non solo per venire incontro alle necessità legate all’isolamento e alla tensione causate dalla pandemia in corso, ma anche e soprattutto per contrastare attivamente gli effetti nocivi delle dinamiche di competizione che negli ultimi anni si sono venute a delineare nel sistema dell’istruzione, in particolar modo in quello universitario.
In queste settimane l’Ordine degli Psicologi della Lombardia ha attivato un numero verde per chiunque sentisse la necessità di un consulto: crediamo però che sia necessario sviluppare i progetti esistenti all’interno di tutte le scuole e le università, per aumentare la capillarità dell’intervento e per fornire un supporto specifico e adeguato per gli studenti e le studentesse.
Purtroppo molti non conoscono nemmeno l’esistenza degli sportelli d’aiuto già presenti, e altrettanti scelgono di non rivolgervisi in quanto non vengono percepiti come spazi sicuri e familiari. È necessario ripensare la struttura di questa rete; nel frattempo, per venire incontro alle esigenze determinate dall’emergenza, chiediamo il potenziamento o l’apertura (a seconda dei casi) degli sportelli psicologici in ogni istituto, assieme alla possibilità di organizzare incontri telematici con gli studenti e le studentesse che ne sentono il bisogno; troviamo inoltre utile la programmazione di percorsi psicologici di gruppo, oltre all’apertura di sportelli specifici per la violenza di genere e la discriminazione verso le soggettività LGBT+.
Gestire una crisi come questa è complesso e richiede un lavoro attivo su moltissimi fronti: allo stesso modo però siamo consapevoli che nessuno deve essere lasciato indietro, ed è compito delle istituzioni andare a tutelare i più deboli, ora come sempre. La nostra speranza e la nostra lotta è far sì che questa fase di crisi globale insegni finalmente a mettere come priorità assoluta il benessere collettivo.
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