Quasi nessuno poteva aspettarsi a gennaio, sentendo le notizie di una nuova malattia in Cina, che questa sarebbe diventata una pandemia che avrebbe sconvolto tutto il mondo, colpendo duramente il nostro Paese e in particolare la nostra Regione, che conta il maggior numero di contagiati e persone decedute.
Lo scontro politico si è già alzato e le prime inchieste che sono già partite, dopo la richiesta di fare chiarezza sulla situazione proveniente da migliaia di persone che hanno perso cari o hanno combattuto in prima persona il virus.
Questa situazione ha generato diverse emergenze, tutte legate a catena, a cominciare dall’emergenza sanitaria, con il nostro Sistema Sanitario Nazionale che si è trovato a corto di mezzi e personale, con medici, infermieri e operatori che si sono ritrovati in prima linea, spesso senza dispositivi di protezione e strumenti adeguati per fronteggiare la pandemia. Questa disastrosa situazione è la conseguenza di decenni di continui tagli alla sanità, con ospedali, reparti, assunzioni e posti letto che sono stati tagliati a decine di migliaia, un trend che insieme a molte altre associazioni e organizzazioni denunciamo da anni e che espone il Sistema Sanitario Nazionale a diverse fragilità.
Ma l’emergenza sanitaria ha generato altre crisi collegate: con il diffondersi del virus e le misure messe in atto per contenere la pandemia milioni di persone sono rimaste senza lavoro e senza reddito, oppure con un reddito ridotto. La chiusura delle attività produttive, misura che è stata presa tardi e ha aumentato il contagio in molte zone d’Italia, come Bergamo e Brescia, è stata accompagnata da misure di sostegno dal governo e dalle amministrazioni regionali e comunali; queste misure tuttavia stanno tardando ad arrivare e stanno portando molte persone a rivolgersi alle reti di solidarietà che sono nate in queste settimane, con migliaia di studentesse, studenti e lavoratori che si sono attivate per fare spese per i soggetti a rischio e per consegnare pacchi alimentari alle persone in difficoltà, persone che spesso già prima dell’emergenza erano lasciate ai margini.
Adesso ci stiamo approntando alla “fase 2”: dopo la fase acuta dell’emergenza nel nostro Paese si prepara la lenta riapertura delle attività produttive e dal 4 maggio si comincerà ad allentare la stretta alle limitazioni agli spostamenti con le quali ormai conviviamo da oltre un mese. Da quel momento si aprirà un’altra partita fondamentale: la crisi economica globale che seguirà questa fase della pandemia non dovrà essere pagata dai subalterni e da chi già in queste settimane sta pagando il prezzo più alto di questa emergenza. Non sarà accettabile pensare a tagli per trovare le coperture per pagare la crisi, bisognerà assumere misure che tutelino i nuovi poveri e chi è rimasto senza lavoro, non si potrà pensare di far ripartire il paese senza garantire che tutte e tutti abbiano effettivamente la possibilità di muoversi avanti.
Ci saranno tante battaglie e tante rivendicazioni e noi saremo dove siamo sempre stati: in prima linea, a difendere gli interessi dei subalterni e di chi ogni giorno lotta e spera per un futuro migliore.