Oggi è il quarantesimo anniversario dall’assassinio di Valerio Verbano, compagno antifascista romano ucciso a causa del suo impegno politico e del lavoro che stava portando avanti nel suo quartiere e in città.
Valerio stava portando avanti con diversi compagni un lavoro d’inchiesta sui gruppi fascisti romani, i contatti che avevano tra di loro e come si muovevano e svolgevano la loro attività politica all’interno della città. I dati e i nomi che aveva raccolto avevano permesso di raccogliere volto, numeri di telefono e indirizzi di numerosi esponenti di gruppi fascisti come Terza Posizione e i NAR, organizzazioni stragiste e colpevoli di vari reati tra i quali omicidi e la strage di Bologna.
Valerio fu ucciso quarant’anni fa in casa sua, al ritorno da scuola, dopo che tre fascisti si erano introdotti con una scusa in casa sua e avevano legato e imbavagliato i genitori, chiudendoli in un’altra stanza. Nonostante la sua resistenza quando arrivò l’ambulanza il compagno era già morto.
Subito le antifasciste e gli antifascisti romani scesero in piazza per chiedere che giustizia fosse fatta per Valerio: ci furono corteo, cominciarono inchieste da parte del movimento. Cominciò anche un processo, così come i depistaggi: i documenti e il lavoro di Valerio infatti sparirono dalle prove dell’inchiesta e non si perseguì l’ambiente dell’estrema destra romana. Nel 2011 il test del DNA su degli occhiali, caduti a un assassino mentre Valerio lottava, ha fatto riaprire l’indagine ma tuttora non c’è nessun colpevole riconosciuto per l’assassinio.
I colpevoli in verità sappiamo già tutti chi sono: sono i gruppi fascisti e di estrema destra che continuano a propagandare per le nostre città e i nostri quartieri odio, intolleranza, xenofobia, omotransfobia, con aggressioni, intimidazioni e omicidi, come con Valerio, come a Macerata due anni fa.
Oggi come allora la lotta antifascista è quanto mai attuale, soprattutto dopo che abbiamo assistito negli ultimi vent’anni alla normalizzazione di linguaggi e pratiche fasciste, a partiti e associazioni di estrema destra è stato concesso di partecipare alle competizioni elettorali e di organizzare con il patrocinio di autorità pubbliche eventi e iniziative che fanno da megafono alle idee razziste, sessiste, xenofobe e omofobe di questi gruppi. C’è bisogno di memoria, non solo il 27 gennaio ma tutti i giorni, così come c’è bisogno che la lotta antifascista continui e venga assunta da più persone possibile, che viva nei quartieri e nella città, per far sì che finalmente anche la politica metta a bando le organizzazioni fasciste.