L’8 marzo è la giornata internazionale dei diritti della donna, ma qual è la storia di questa data e perché, ancora oggi, c’è bisogno di uno sciopero globale transfemminista?
Un primo tentativo di manifestazione per il diritto di voto risale al 23 febbraio del 1909 quando il Partito Socialista americano invita le donne a scioperare. Il Woman’s Day conta ventimila camiciaie per le vie di New York. Nel 1910 al Congresso Internazionale delle Donne, svoltosi a Copenaghen, le socialiste americane propongono di istituire una data unica di rivendicazione dei diritti delle donne. Così negli USA si mantiene fine febbraio come periodo di manifestazione.
Anche in Europa le donne si organizzano. Paesi come Germania, Austria e Svizzera scelgono il 19 marzo come giornata di celebrazione della donna.
Ma la svolta reale avviene a Mosca nel 1921 quando, durante la Seconda Conferenza delle Donne Comuniste, viene proposta e approvata una data per insorgere. Una data internazionale per le donne di tutto il mondo, così che, per un giorno, il mondo fosse costretto ad ascoltare quelle voci represse e mortificate, voci che hanno smesso di chiedere e hanno deciso di pretendere. Tutte insieme, per la parità. La Conferenza sceglie l’8 marzo a monito dell’impresa delle donne di San Pietroburgo, insorte l’8 marzo del 1917 contro lo zarismo. Nasce così nel 1921 a Mosca la Giornata della donna operaia.
Nel 1922 il Partito Comunista d’Italia il 12 marzo tiene per la prima volta la Giornata Internazionale della Donna.
Solo nel 1977 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite propone di dichiarare un giorno all’anno la Giornata delle Nazioni Unite per i diritti delle Donne e per la pace internazionale. L’Assemblea riconosce l’8 marzo, già scelto da diversi Paesi, come data ufficiale.
Ad oggi l’8 marzo è una data di agitazione, di sciopero, di denuncia. Non parleremo di festa, non parleremo di mimose. L’8 marzo non è una Festa della Donna, è la giornata per gridare che, nel 2020, siamo ben lontani dall’equità.
Anche quest’anno scenderemo in piazza, e non solo l’8 marzo. Saremo per le strade il 6, l’8 e il 9 marzo. Un giorno non ci basta più. Aderiamo al Quarto Sciopero Globale Transfemminista chiamato da Non Una di Meno – Milano, siamo in uno stato di agitazione permanente.
Il 6 marzo come studentesse, studenti e student* di tutta la Lombardia scenderemo in piazza per liberare i Saperi da bigottismo e sessismo, perché siamo convinti che la sconfitta culturale della violenza di genere deve partire dalle nostre aule. Vogliamo che scuole e università siano spazi sicuri. Chiediamo una legge nazionale per un’educazione sessuale e all’affettività non eteronormata e incentrata sul piacere e sull’autodeterminazione, conseguentemente un albo comunale di associazioni laiche e qualificate a svolgere un tale compito.
Siamo stanchi di stereotipi sessisti e binari, del tabù sul sesso e di uno Stato che permette la germinazione della violenza tramite una repressione cattobigotta. Vogliamo luoghi di pratiche mutualistiche all’interno di scuole e università, ovvero sportelli di primo approccio e reindirizzamento a consultori e CAV (Centri Anti-Violenza). Chiediamo che nei luoghi della formazione siano forniti gratuitamente assorbenti e preservativi, a carico della Regione. Il ciclo non è una scelta, non è una malattia e non può essere un lusso. L’IVA al 22% sugli assorbenti è vergognosa, la riduzione al 5% per i tamponi compostabili una presa in giro. Non ci accontenteremo del green-pink washing. Vogliamo giustizia, non campagna elettorale. L’urgenza di ottenere preservativi gratuiti nasce invece dai dati CoA (rilevazione 2018) che parlano di una realtà in cui, ogni anno, sono mediamente 350 i nuovi casi di diagnosi di HIV in persone al di sotto dei 25 anni. I preservativi non vengono utilizzati talvolta per una non curanza data dal non aver avuto l’opportunità di venire adeguatamente informati a scuola, mentre altre volte è a causa del loro costo, in troppi casi proibitivo per una studentessa o uno studente. Chiediamo alla Città di Milano un osservatorio antiviolenza e antidiscriminazione per student* e il pieno accesso al diritto all’aborto nei consultori come studentesse.
L’8 e il 9 marzo ci uniremo allo Sciopero Globale Transfemminista contro la violenza di genere, causa della violenza è il sistema socioculturale in cui siamo immersi: il patriarcato. Aderiamo allo sciopero perché le manifestazioni del patriarcato sono ingiustizia e violenza, perché i ruoli di genere vanno distrutti, perché non possiamo piangere altre donne uccise dai mariti o dagli ex per gelosia e possesso, perché ci disgustano i media che parlano di “omicidio per amore”, “di raptus” e di “giganti buoni”.
Scenderemo in piazza per tutt* le vittime di molestia, per un sistema giuridico che assolve uno stupratore, saremo in piazza per ogni “com’era vestita?”, “quanto aveva bevuto?”, “è sicura di aver fatto capire all’aggressore di non volere il rapporto?”, “perché lo denuncia solo adesso?”. Perché lo Stato Oppressore è uno stupratore. Scenderemo in piazza per tutti i soggetti discriminati ed esclusi, per la violenza sommersa.
Per le vie denunceremo i medici obiettori: il 70% dei ginecologi in Italia negli ospedali pubblici non pratica l’aborto impedendo di fatto l’autodeterminazione del corpo. Invaderemo la città per esigere parità salariale e congedo parentale uguale per uomini e donne. La disuguaglianza economica è un aspetto concreto e materiale della sottomissione della donna che ancora permane nella cultura dominante, dove dietro la retorica delle pari opportunità, è il denaro la vera misura delle libertà individuale. Secondo Eurostat siamo al 17° posto su 24 in Europa per il Gender Pay Gap. Le donne a parità di mansione guadagnano di meno, inoltre sono spesso costrette al part-time molto più degli uomini. La quantità di tempo che viene chiesto ad una donna perché adempia ai suoi “doveri”, il lavoro riproduttivo, da una parte le impedisce di dedicarsi pienamente alla sua attività professionale mentre dall’altra sussume un sistema che si fonda su una dinamica di potere in cui la donna è strumentalmente dipendente dal lavoro di un uomo.
Lo scioperò è globale perché tutto il mondo è vittima della violenza di genere, perché esperimenti come la Rivoluzione del Rojava ci mostrano che un’alternativa al nostro sistema socioeconomico non solo esiste, ma fa paura.
Scendi in piazza con noi! La nostra idea di futuro non prevede passi indietro.
Corteo studentesco 6 Marzo: https://www.facebook.com/events/1370733553109924/
Sciopero cittadino 8 e 9 Marzo: https://www.facebook.com/events/249623289355754/
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