Nell’ultimo anno abbiamo visto un numero sempre maggiore di eventi climatici estremi, maggiori per numero e per violenza di questi fenomeni. Foreste millenarie hanno bruciato durante tutta l’estate, abbiamo assistito a inondazioni e allo scioglimento e la morte di grandi ghiacciai: Brasile, Nord America, Asia, Europa, nessun luogo nel mondo è al sicuro dai cambiamenti climatici.
A partire da giugno in Australia sono scoppiati una serie di incendi in diverse zone del paese causati dalle elevate temperature registrate nel paese durante l’inverno e la scarsità delle piogge, fattori che hanno reso arido il terreno e seccato piante e cespugli, elementi caratteristici delle foreste australiane. L’estensione delle fiamme nei mesi precedenti ha assunto dimensioni inimmaginabili, con il paese circondato da tutti i lati da focolai che hanno costretto migliaia di persone a scappare dalle proprie abitazioni, città paralizzate dal fumo che non permetteva alle persone di uscire di casa per andare a scuola, al lavoro, a cercare momenti di svago. La perdita di flora e fauna sono inquantificabili, con il WWF che stima che almeno un miliardo di animali siano morti a causa degli incendi.
Di fronte a questi avvenimenti dopo lo shock viene la ricerca di responsabilità, che in questo caso sono evidenti e sono da imputare al governo di Scott Morrison, eletto primo ministro australiano meno di due anni fa. Morrison si aggiunge alla lunga lista di leader mondiali che negano l’esistenza e gli effetti dei cambiamenti climatici, al pari di Trump e Bolsonaro. Morrison è un personaggio strettamente legato agli interessi delle grandi multinazionali e produttori di fonti fossili, che hanno finanziato la sua campagna e gli hanno dato costantemente appoggio politico. Prima ancora di essere eletto Morrison si presentò in parlamento con un pezzo di carbone, dicendo che non bisognava temerlo e che era una risorsa che andava sfruttata: l’Australia infatti è il secondo esportatore mondiale di questo materiale e nelle scorse elezioni tanto si era discusso delle politiche energetiche che il paese avrebbe portato avanti negli anni futuri. Da primo ministro la sua linea politica non è cambiata: dopo aver provato ad addossare la colpa a dei piromani, con numerose fake news che sono cominciate ad apparire sui giornali australiani e mondiali e aver negato il collegamento degli incendi con i cambiamenti climatici, il premier ha detto che il progetto per la costruzione della più grande miniera di carbone nel mondo, prevista nello stato australiano del Queensland, sarebbe andata avanti, per tutelare gli interessi di quelle grandi compagnie, la Siemens e la Adani, che su quel progetto hanno investito molti soldi e risorse.
In piena emergenza climatica e ambientale questi atteggiamenti non possono essere più tutelati: l’anno scorso decine di milioni di persone in tutto il mondo si sono mobilitate per chiedere a gran voce che venisse affrontato il problema dei cambiamenti climatici, con gli scioperi globali di Fridays For Future e migliaia di presidi, flash mob, mobilitazioni. I negazionisti climatici uccidono, quotidianamente e ogni giorno le loro azioni ci portano sempre più vicine al baratro. Per questo motivo venerdì saremo in via Borgogna, 2 alle 17 per partecipare con Fridays For Future al presidio sotto al consolato australiano, per dire basta a personaggi come Morrison e perché tutti i governanti capiscano che non c’è più tempo, che la nostra casa è in fiamme.