2020: costruiamo il mondo del futuro!

Il 2019 finisce, un decennio si chiude e un altro comincia, con nuove sfide e orizzonti di lotta sulle quali costruire un’alternativa all’attuale modello di società, un mondo del futuro che sia giusto e garantisca diritti per tutte e tutti.

Le trasformazioni di questi anni derivano dalla Grande Recessione del 2008, che dopo un periodo di boom frutto delle politiche neoliberiste dei trent’anni precedenti colpiva l’economia degli Stati Uniti, espandendosi a macchia d’olio in Europa e nel resto del mondo, provocando un calo generale del PIL, dell’occupazione, degli stipendi e della qualità della vita di centinaia di milioni di persone. La politica non è stata in grado di rispondere a questa crisi, mettendo in atto politiche restrittive e di austerity, svendendo gli asset nazionali e varando manovre “lacrime e sangue”, con tagli a sanità, istruzione, servizi, stipendi e pensioni. In questi anni, dallo scoppio della crisi, il numero di miliardari è raddoppiato a livello globale e le 25 persone più ricche del mondo possiedono la stessa ricchezza dei tre miliardi e mezzo più poveri; mentre alcune zone del mondo prosperano vediamo il moltiplicarsi di guerre, conflitti sociali, migrazioni di massa a causa di persecuzioni religiose, etniche o per colpa di catastrofi naturali.

Il 2019 è stato attraversato dagli stessi processi e dagli stessi problemi che hanno caratterizzato gli anni precedenti, alcuni dei quali si sono manifestati in maniera più grave: la guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti che sta avendo già delle ripercussioni sull’economia mondiale e le catastrofi ambientali in aumento, che stanno causando migrazioni e attentano a intere popolazioni, dall’Asia al Nord America fino all’Italia, con Venezia e Matera che sono state sommerse dall’acqua e da alluvioni neanche due mesi fa.

In questo quadro le studentesse e studenti, che già in questi anni si erano già attivati e avevano combattuto le trasformazioni neoliberiste della nostra società, sono tornati con ancora più forza a rivendicare il diritto a vivere in un mondo più giusto, a mobilitare nelle scuole e nelle università, a lottare per il proprio futuro, sempre più messo in pericolo dalla precarietà e dalla crisi climatica.Quest’anno è stato caratterizzato da numerosi cortei e  da una grande attivazione nei luoghi della formazione, generata soprattutto su spinta dei grandi movimenti, come lo sciopero delle donne di Non Una Di Meno, con le piazze italiane che hanno gridato a gran voce la necessità di superare la società patriarcale nella quale viviamo, cominciando dalle scuole, con un’educazione sessuale libera da lobby e gruppi religiosi e dall’ambiente. Questo è stato l’anno nel quale il movimento ambientalista ha cominciato a scendere in piazza e a far sentire con forza la propria voce, con Fridays For Future e i quattro scioperi globali che in ogni continente, dal nord al sud del mondo hanno mobilitato milioni di studentesse e studenti, che hanno scioperato per chiedere azioni concrete contro i cambiamenti climatici, principale minaccia al nostro futuro, conseguenza del sistema economico capitalista che costringe miliardi di persone a una condizione di subalternità mentre poche decine di persone controllano quantità di beni inimmaginabili. Questa grossa critica al modello attuale ha riacceso anche il dibattito sull’istruzione: in più parti d’Italia, da nord a sud, abbiamo visto un aumento della lotta per il diritto allo studio e per il miglioramento delle condizioni materiali degli studenti, sempre più precarie dopo anni di continui tagli a scuola, università e ricerca

L’anno e il decennio che si aprono saranno sicuramente movimentati; non ci resta molto tempo per salvare noi e il nostro pianeta, mentre le spinte per cambiare la società si fanno sempre più forti e più pressanti da più parti. Scuole e università sono in subbuglio dopo anni di trasformazione del sistema dell’istruzione, con finanziamenti che vengono promessi da ogni governo che si alterna e che puntualmente non vengono erogati. Questo 2019 si chiude inoltre con le dimissioni dell’ex ministro dell’istruzione Fioramonti, il quale ha rinunciato al suo incarico proprio in seguito all’ennesimo taglio ai fondi in sede di bilancio. Se da una parte, forse, questo ha permesso per una volta al tema dell’istruzione di essere oggetto del dibattito pubblico, dall’altra è stata un’ulteriore occasione per rilevare l’incompetenza e il disinteresse da parte del governo rispetto a questo tema: ne è una dimostrazione il successivo “sdoppiamento” del MIUR, operazione ingiustificata e per di più dannosa a livello economico (e con ogni probabilità anche a livello amministrativo). 

Cambiano i ministri, addirittura raddoppiano, ma i fondi sono sempre quelli, sempre a rischio riduzione: ora è tempo di dire basta.

Per questo l’appuntamento è a partire da gennaio nei luoghi della formazione e nelle piazze, per costruire un anno di mobilitazione che dia il lancio a un decennio che dovrà essere di difesa di quanto abbiamo e conquista di nuovi obiettivi e nuovi traguardi, di costruzione di un’alternativa alla situazione attuale, per costruire e riprenderci un futuro sempre più in pericolo. 

Buona lotta e buon 2020