Fridays For Future – Verso il quarto sciopero globale per il futuro

Nell’ultimo anno milioni di persone, soprattutto giovani e giovanissimi sono scesi in piazza per l’ambiente, grazie al movimento Fridays For Future nato dalla piccola protesta della quindicenne svedese Greta Thunberg, che ha riempito le piazze già tre volte oltre a numerosissimi presidi, facendo sì che il tema del cambiamento climatico acquistasse sempre più importanza mediatica e rilevanza politica. I giovani scesi in piazza hanno chiesto principalmente azioni concrete alle istituzioni per contrastare il cambiamento climatico, che sta già avendo ripercussioni concrete sull’ambiente: sono infatti in aumento gli eventi climatici estremi, come gli incendi che stanno distruggendo boschi e foreste in Australia e in Amazzonia, ma anche in Italia con l’attuale alluvione in tutto il paese che sta creando moltissimi danni, soprattutto a Venezia e a Matera. 

Nonostante l’importanza mediatica che ha acquisito e le richieste da parte di sempre più persone di un reale sforzo da parte delle istituzioni per contrastare il cambiamento climatico, la politica non sta adottando misure concrete a riguardo. Basti pensare agli Stati Uniti, uno dei paesi che più inquina, che poco tempo fa ha deciso di uscire dall’accordo sul clima di Parigi. Alcune misure sulla carta sono state adottate dai governi europei, tuttavia queste sono insufficienti data la grave emergenza climatica che stiamo vivendo. La BEI (Banca Europea degli Investimenti) smetterà di finanziare i combustibili fossili nel 2021, ma la prospettiva di passare a un’economia fossil-free è fissata solo per il 2050, decisamente troppo tardi. Anche il governo italiano ha varato in questi giorni il decreto clima, che affronta alcuni temi, come i trasporti, ma lo fa in maniera insufficiente, senza andare ad intaccare l’attuale sistema economico che è la causa dei cambiamenti climatici. Nel mentre, gli unici che stanno avviando questa transizione del sistema economico, lo fanno sulla pelle dei lavoratori, come nei casi italiani dell’ILVA e dello stabilimento FIAT di Pregnana Milanese. 

Il 29 novembre 2019 moltissimi studenti e studentesse di tutto il mondo per la quarta volta scenderanno in piazza, per il Quarto sciopero globale per il clima. Questo sciopero avrà come slogan #blockfriday: già tre volte ci siamo presi le città per chiedere un altro mondo possibile e un cambio del sistema. Questo venerdì, in occasione anche del Black Friday, uno dei simboli del consumismo e di questo sistema che ci sta portando al collasso, vogliamo bloccare ancora la città, vogliamo finalmente essere ascoltati dalle istituzioni, vogliamo delle soluzioni concrete per contrastare i cambiamenti climatici. Non basta dichiarare l’emergenza climatica se poi non si adottano misure per contrastarla. Vogliamo un taglio totale dei finanziamenti al fossile, che potranno essere reinvestiti in trasporti, salute, scuola, università e ricerca. 

Vogliamo che nei luoghi della formazione vengano interrotte tutte le collaborazioni con le grandi aziende inquinanti, dall’alternanza scuola-lavoro alle collaborazioni tra l’università con queste aziende, affinché questi luoghi formino menti critiche in grado di rispondere all’emergenza climatica. Scuole e università hanno un ruolo fondamentale in un’ottica di cambio del sistema di produzione. Pretendiamo che i saperi siano liberi e respingiamo con forza un modello di scuola che educhi allo sfruttamento, con l’alternanza scuola-lavoro, spesso in aziende inquinanti, che appiattisce le coscienze dei ragazzi che vengono addormentate e abituate a questo modello come se fosse la normalità, così come veniamo abituati a soluzioni edilizie pessime o a un trasporto che è tutt’altro che pubblico per gli studenti.

Per questo il 29 novembre scenderemo in piazza, per il quarto sciopero globale in meno di un anno, perché un altro mondo è possibile: tutti insieme saremo inarrestabili e potremo cambiare realmente il sistema per salvare il pianeta!