“La precarietà distrugge le nostre vite”.
Così si apre il primo articolo sulla condizione degli studenti universitari a Milano. Nella metropoli italiana, vertice dell’eccellenza e dell’efficienza, gli studenti e le studentesse ogni anno sono costretti a spendere cifre esorbitanti per avere la possibilità di studiare definendo così Milano e le sue università come luoghi per pochi e non per tutti, escludenti ed accessibili solo a chi ne ha la possibilità.
“La precarietà distrugge le nostre vite” è lo slogan utilizzato dal Solidaires étudiant·e·s a Lione e in tutta la Francia martedì 12 novembre nella giornata di mobilitazione nazionale in seguito al gesto di un ragazzo che in una situazione economica difficoltosa e precaria ha compiuto un atto estremo dandosi fuoco di fronte agli edifici del CROUS, l’ente che eroga e gestisce gli aiuti economici per gli studenti. Il gesto è stato forte ma è la chiara espressione e manifestazione dei disagi che tutti gli studenti francesi ed italiani vivono: costo dell’affitto, costo della mensa, costo del materiale didattico, costo dei trasporti, tasse universitarie. Questi disagi sono gli ostacoli di tipo economico che lo Stato avrebbe il dovere di eliminare e abbattere per permettere a tutti di raggiungere i più alti gradi di istruzione.
La risposta del governo attuale e di tutti quelli che lo hanno preceduto negli scorsi 20 anni è nulla: nessun centesimo in più, nessuna volontà di rifinanziare un sistema che da anni non funziona ed è ormai incapace di essere un reale strumento di autodeterminazione degli individui.
L’attuale sistema di finanziamenti per borse di
studio e sussidi per gli studenti con reddito ISEE basso, in Regione
Lombardia, è pieno di falle. A partire dall’assenza di un ente
unico regionale che gestisca i 15 atenei lombardi, che impedisce di
avere chiarezza e trasparenza sulla gestione dei soldi, fino alla
mancanza di finanziamenti adeguati per garantire a tutti gli aventi
diritto di ricevere una borsa di studio: il sistema regionale è
fallimentare e va a ricadere sulle Università che si trovano a dover
gestire e finanziare settori che non sarebbero di loro competenza.
A
Milano viviamo in una situazione favorevole rispetto al resto della
Lombardia, le Università coprono le mancanze della Regione e tutti
gli studenti hanno garantita una borsa di studio, ma non è
chiaramente la situazione ideale: in Statale la situazione rischia di
cambiare a causa di un ricorso portato avanti da UDU Milano.
Tutt’altra situazione invece si ha per quanto riguarda gli studenti
fuorisede che sono quelli più in difficoltà perché in questo caso,
gli aventi diritto ad un posto alloggio a tariffa agevolata non sono
tutti beneficiari anzi sono quasi 3000 gli esclusi quest’anno se
sommiamo i dati di Bicocca, Politecnico e Statale.
I 3000 esclusi
e tutti gli altri studenti fuorisede che non rientrano nelle fasce
ISEE per l’alloggio a tariffa agevolata, devono invece fronteggiare
il prezzo degli alloggi che negli ultimi anni è sempre aumentato
rendendo Milano una città sempre più escludente accentuando le
disparità e le diseguaglianze esistenti, trasformando gli studenti
in clienti a cui offrire servizi diversi a seconda delle loro
disponibilità economiche. Non è questo il modello di università di
cui abbiamo bisogno.
Servono più residenze universitarie
pubbliche con canoni accessibili, servono canoni calmierati reali e
sgravi fiscali per gli affittuari della metropoli, ma più di tutto
serve un cambio di tendenza, servono più finanziamenti regionali e
statali per cambiare l’università.
Serve un’università diversa che sia strumento per
cambiare la società e il sistema che oltre ad essere ecologicamente
insostenibile ormai lo è anche psicologicamente.
“Siamo stanchi
di essere subito già così senza sogni.”